3 maggio 2022 - Convegno organizzato dalla Sezione “Paolo Orsi” Italia Nostra Soverato/Guardavalle: “Monumenti naturali della Calabria: conoscerli per salvarli”. Due giorni a Santa Caterina dello Ionio tra bellezza e conoscenza.
Dal 30 aprile all’8 maggio si celebra la settimana del "Patrimonio Culturale di Italia Nostra". Quest'anno alla manifestazione è stato dato il titolo "Italia salvata e da salvare" per ricordare la mostra fotografica "Italia da Salvare" inaugurata nel 1967 sotto la presidenza di Giorgio Bassani. In questa settimana in tutta Italia si sono organizzati circa 40 eventi (convegni, concerti, azioni di pulizia, gazebo informativi, visite guidate e tanto altro) per accendere i riflettori sul patrimonio culturale nazionale troppo spesso “dimenticato”. Il convegno "Monumenti naturali della Calabria: conoscerli per salvarli", promosso dalla Sezione di Italia Nostra Soverato Guardavalle, con il Patrocino del Comune di Santa Caterina dello Ionio e della Casa Editrice Rubbettino, fa parte di uno di questi eventi.
Il tema trattato, la conoscenza e la conservazione degli alberi monumentali, ha visto la presenza di relatori illustri come il Dottor Sergio Guidi, Presidente dell'Associazione Patriarchi della Natura; lo scrittore, nonché giornalista, fotografo naturalista, alpinista e camminatore errante, storico della natura, Francesco Bevilacqua. Presenti l’Editore Florindo Rubbettino il quale, salutando organizzatori, relatori e partecipanti, ha espresso plauso per l’iniziativa; l’Assessore alla Cultura del Comune di Santa Caterina dello Ionio, Federica Carnovale, che ha portato i saluti del Sindaco Francesco Severino assente causa Covid; il Comandante Giovanni Barillari e l’Appuntato Agostino Allegri della Stazione Carabinieri Forestale – Davoli. In sala anche la dottoressa Rosalba Petrilli, Biologa Antropologa Molecolare. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Eleonora Gitto.
A illustrare ai numerosi presenti la finalità dell’iniziativa, è stata Angela Maida, Presidente Italia Nostra della “Sezione Paolo Orsi” Soverato/Guardavalle. Quello del Presidente Maida è stato un intervento puntuale ed appassionato che ha catturato l’attenzione dei presenti intervenuti numerosi a dimostrazione della loro grande sensibilità al tema. E non potrebbe essere diversamente visto che è impossibile non amare un territorio di straordinaria bellezza come quello di Santa Caterina dello Ionio.
Una bellezza che non sfugge al visitatore che si inoltra nelle campagne in cui a farla da padrone sono gli ulivi. E non importa se la giornata è uggiosa e le scarpe affondano nella terra rossa, lo spettacolo di un ulivo secolare maestoso è sempre e comunque da non perdere. Lo guardi, lo accarezzi con rispetto. Ci giri intorno incredulo e in silenzio con timore reverenziale. Così come non si può perdere il racconto di Giuseppe, proprietario del terreno in cui il Patriarca dimora da secoli. Oltre alla storia dell’albero, il signor Giuseppe con grande precisione e professionalità spiega come innestare alcune varietà di piante. Il grande amore per quella terra terra traspare senza veli dal suo sguardo, dalle sue parole, dai suoi gesti, dal suo sorriso ospitale. E basta guardarsi intorno per coglierne il motivo.
Proseguendo lo spettacolo non cambia e in Località Suvari, il visitatore è accolto da una cultura che si racconta attraverso il vino. Qui, infatti, in uno scenario tra mare e monti che lascia senza parole, è possibile toccare con mano i palmenti rupestri scavati nella pietra mentre intorno è tutto un esplodere di colori. Il cielo, di nuovo azzurro, fa il paio con il colore del mare. In fondo il rosso dei calanchi si adorna con tutte le variazioni del verde delle colline che digradano verso la costa. Sotto gli occhi il giallo del tarassaco e dell’anemone, il violetto delle orchidee, il rosa, il bianco, il blu dei fiori che ingentiliscono l’erba da poco esplosa in tutto il suo vigore. Il pensiero che si sta sullo stesso terreno che uomini e civiltà diverse, dai Greci ai Bizantini, hanno calcato lasciando tracce indelebili del loro passato, è sorprendente e, al contempo, confortante.
Nel centro storico le sensazioni non cambiano. Vicoli stretti, case ammassate l’una sull’altra, variegate scalinate, portoni imponenti che sfoggiano incantevoli portali in granito con tanto di stemma nobiliare, si palesano attraverso scorci di rara bellezza. "Questo è l’antico Palazzo dei Marchesi Di Francia" - spiega Pietro Capano, talentuoso e poliedrico artista locale, memoria storica e conoscitore impagabile di ogni anfratto, di ogni sasso, di ogni grotta, di ogni dimora del paese. "Purtroppo - continua Pietro – è stato quasi distrutto dal devastante incendio che interessò Santa Caterina nel 1983". E poi ancora la “Porta dell’Acqua “, la splendida Chiesa di Santa Maria Assunta, il Palazzo Badolato, e tanto altro ancora. "Questa è una chiesa sconsacrata…questo è il vecchio Municipio", continua instancabile la nostra improvvisata guida. Anche nelle parole di Pietro c’è qualcosa che va oltre il racconto. C’è la sua infanzia, i ricordi dei giochi e degli affetti più cari. C’è l’orgoglio dell’appartenenza, la gioia di mostrare, il tentativo di trasmettere non solo nozioni ma anche emozioni. Anche qui c’è ancora amore per questo luogo che dietro ogni angolo nasconde scenari impagabili. Emozioni e benessere si fondono insieme avvolgendo il visitatore in un’atmosfera quasi onirica. E in quel preciso momento ci si rende conto che l’esperienza che si sta vivendo diventa subito memoria. Lo sguardo spazia e oltrepassa il normale concetto di tempo, dando vita ad un unicum inscindibile di passato, presente e futuro. Siamo immersi nella “bellezza” come ci ricorda anche Monica che ha lasciato Parma per andare a vivere a Santa Caterina. E se si ha modo di vedere dove abita, è facile capire il perché di tale scelta.
Tanta bellezza, però, necessita di cura e protezione. Ed è questo l’obiettivo che Angela Maida, insieme con i soci di Italia Nostra e il suo compagno di sempre, l’Architetto Raffaele Riverso, perseguono con grande determinazione, convinti come sono che i beni culturali, di cui gli alberi monumentali sono parte integrante, sono una memoria storica che non possiamo e non dobbiamo perdere perché costituiscono la nostra identità. I beni culturali da salvare, dai palmenti ai patriarchi naturali, dai mulini alle Senie, dai calanchi alle grotte, dai roseti antichi alle orchidee, passando per le chiese e i palazzi gentilizi di indubbio valore, sono risorse uniche e non rimpiazzabili: elementi distintivi che identificano il luogo e parlano dell’umanità che in questo ha vissuto e vive.
La valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici presuppone, dunque, prima di tutto la loro conoscenza. Conoscerli per riconoscerli, per metterli sotto tutela, per conservarli e per costruire anche nelle future generazioni una memoria storica cui attingere per comprendere meglio il loro presente.
E proprio per diffondere la conoscenza del patrimonio culturale Angela Maida, Sofia De Matteis e Raffaele Riverso hanno pubblicato un libro edito da Rubbettino: "Santa Caterina dello Ionio – Ambiente, stratificazioni culturali, paesaggi rurali". Corredata di foto e documenti storici, l’opera è una miniera di informazioni, frutto di un lavoro certosino che accompagna il lettore nelle amenità del territorio. Questo libro, che non vuol essere solo l’ultimo atto di testimonianza di quanti da sempre si battono per la tutela del territorio, fornisce gli strumenti necessari perché tutti possano darsi da fare. E per questo, con la passione, la forza, l’intelligenza che caratterizzano da sempre le battaglie di quanti amano la loro terra, che nel convegno il Presidente Maida ha chiesto a gran voce di stare uniti e di lottare insieme per salvare gli alberi monumentali della Calabria e con loro l’identità dei calabresi, per il futuro immediato e, soprattutto, per quello delle generazioni a venire.
La conservazione e la valorizzazione di un albero monumentale può restituire pregio a un luogo dimenticato, e perciò in declino, e favorire la biodiversità. Un albero monumentale è un sistema dall’alto valore ecologico. Al suo interno ospita microhabitat che possono essere utili per la fauna e per la flora del contesto ambientale in cui è inserito e questo è un elemento che, se preservato, garantisce la biodiversità anche di altre specie e di altri organismi. I Patriarchi vegetali sono sopravvissuti alle insidie del tempo, a guerre, incendi, terremoti, devastazioni, malattie, variazioni climatiche e quant’altro, eppure ancora vegetano e producono frutti. Sono preziosi testimoni della nostra storia, scrigni in cui sono custoditi tradizioni e culture popolari. Hanno ispirato favole, leggende e miti.
Ecco perché gli alberi monumentali devono essere considerati parte del nostro patrimonio storico-culturale. Di questo ha parlato, tra l’altro, il dottor Sergio Guidi, Presidente dell’Associazione “I Patriarchi della Natura”. Il Dottor Guidi, ideatore della prima “Rete dei Frutteti della Biodiversità” in Italia, ha spiegato ai presenti il progetto e che cosa è stato realizzato in Italia grazie a questa Rete. Man mano che l’agronomo esperto di biodiversità parla, noi scopriamo che l’idea è nata per conservare il germoplasma delle specie agrarie e forestali a rischio di estinzione. Anche con un pizzico di orgoglio, Sergio Guidi racconta della “Cattedrale delle foglie” a Cesenatico; del “Giardino dei frutti per non dimenticare” dedicato alla famiglia Cervi, a Gattatico; del Melo di Fondo che già fruttifica nel Giardino dei Patriarchi d'Italia a Villa dei Quintili a Roma. “Si tratta di “banche” conservative del DNA di “genitori” ormai scomparsi, ma in grado anche di rilevare e raccontarci i cambiamenti climatici: un pero, un melo di 500 anni dimostrano una “resilienza”, una capacità di adattamento, che è una garanzia, da tutelare e studiare”, spiega il Dottor Guidi mentre scorrono le immagini dei tanti prodigi che la sua associazione riesce a fare. Poi l’attenzione di tutti è catturata dai Patriarchi Naturali non solo calabresi: il Platano di Vrisi a Curinga, il Pino Loricato del Pollino, la Quercia Bocchineri di Rogliano, i Giganti della Sila, il Castagno dei Cento Cavalli in Sicilia, la Quercia di Montale, il Re Leone in Trentino, e tanti altri ancora. Un tuffo nella natura tra i giganti legnosi.
Il racconto continua con lo scrittore Francesco Bevilacqua il “cercatore dei luoghi perduti” che tanto ha fatto e continua a fare per “comunicare” quella che definisce la sua unica “amante”: la Calabria. Divulgatore appassionato della natura, ha portato all’incontro alcune delle sue infinite esperienze, l’indignazione di chi sa che la tutela degli alberi monumentali non può ridursi a interventi di facciata che fanno gioco al politico di turno o, peggio, essere gestita da personale inesperto; il dolore della Calabria bruciata che prova mentre cammina fra gli alberi inceneriti.
"Santa Caterina era e può essere ancora borgo ricco", dice il Dottor Bevilacqua riferendosi alle potenzialità che ha un territorio bisognoso di essere valorizzato. E per fare ciò basta solo "condividerlo" nel modo giusto per mettere in evidenza il ricco patrimonio culturale che possiede. Non ci vuole un grosso sforzo perché a fare marketing è la sua stessa bellezza. Quella "bellezza che salverà il mondo" – continua l’avvocato Francesco Bevilacqua citando "L’idiota" di Fëdor Dostoevskij, aggiungendo che questo potrà succedere “solo se la bellezza stessa sarà salvata”. E a proposito sempre di “bellezza”, il camminatore errante Bevilacqua fa un altro regalo ai presenti: il suo ultimo libro "Alberi monumentali in Calabria". Con la prefazione di Daniele Zovi, quest’opera contiene una singolare e ricercata "storia ed antropologia delle foreste calabresi". Si tratta di una ricostruzione intrigante e affascinate dell’evoluzione dei luoghi accompagnata da tutte le leggende, i miti, le tradizioni che vedono i boschi protagonisti. E come se non bastasse il libro è corredato di un prezioso reportage fotografico che riprende gli alberi monumentali scovati dall’autore nel suo lungo e faticoso errare in circa quarant’anni di cammino a piedi nei luoghi più impervi e remoti di una regione straordinaria.
Così si conclude una due giorni immersi un luogo che riconnette alla natura. Un luogo dove le storie, il sapore della pasta condita con il finocchietto o i carciofini selvatici, il buon vino, l’ospitalità, il paesaggio, la storia, i volti, hanno il loro spazio e devono essere non solo vissuti da pochi fortunati, ma raccontati perché rivelatori della vera essenza del territorio.
E nel racconto è bene includere il grido di dolore di chi è costretto ad assistere impotente al taglio dei boschi che va ben al di là della naturale manutenzione, del fisiologico ricambio, del corretto rapporto economico tra l’uomo e la terra. Qui il taglio dei boschi sembra essere indiscriminato e si va ad aggiungere alle capitozzature e altri atti crimini ai danni degli alberi. Raccogliere quell’urlo di dolore che chiede a tutti di attivarsi per fermare uno scempio che mette a rischio territorio e futuro, è un atto dovuto.
"Uniamoci per fermare anche l’eolico selvaggio che rischia di deturpare l’intera nostra area!", chiedono i ragazzi presenti in sala. Anche questa è una battaglia che va fatta insieme. Così dall’Aula Consiliare di Santa Caterina dello Ionio il 3 maggio 2022 si è levato un "NO" deciso a tutti gli “affari” che distruggono la “bellezza”.
Il Presidente Angela Maida, l’intera sezione Italia Nostra Soverato/Guardavalle, l’Architetto Raffaele Riverso, il Dottor Sergio Guidi, lo scrittore Francesco Bevilacqua, l’Editore Florindo Rubbettino, la giornalista Eleonora Gitto, Monica, la dottoressa Petrilli, l’artista Capano, il signor Giuseppe, il Sindaco Francesco Severino, l’assessore Federica Carnovale, i Carabinieri del Nucleo Forestale di Davoli, ci stanno provando a salvare un patrimonio naturale di indiscusso valore culturale. Ci provano a salvare la “bellezza”. Lo fanno, ognuno nel proprio ruolo, con un lavoro faticoso, con l’esperienza, la competenza, la grinta, la passione, l’amore. Lo fanno perché sanno che il nostro benessere e la nostra prosperità economica dipendono dal buono stato degli ecosistemi che forniscono quei beni e servizi essenziali capaci di far girare l’economia (terreni fertili, mari puliti e produttivi, acque potabili, aria pura, impollinazione, prevenzione delle alluvioni, regolazione del clima, ecc). La perdita di biodiversità indebolisce un ecosistema, compromettendo i territori che pagano a caro prezzo l’incuria che sfocia in degrado, miseria e desertificazione.
"Conservazione", dunque, rimane l’unica parolina magica, perché il ripristino gli ecosistemi, nonostante i meri proclami, le leggi che stanziano cospicui investimenti, non si raggiunge mai: troppo costoso, troppo faticoso e, forse, addirittura impossibile perché il più delle volte, il danno perpetrato al territorio è irreversibile.
Grazie agli organizzatori e ai relatori per aver saputo regalare ai presenti un "pomeriggio straordinario" e…peccato per chi non c’era.
Eleonora Gitto
Giornalista - Webmaster
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